4.3.1. Il numero dei figli.
Il credente comune, davanti all'idea che Gesù avesse dei fratelli carnali, alza innocentemente le
spalle: è semplicemente impossibile. Infatti Maria ha partorito una volta sola, ed ha miracolosamente
conservato la sua verginità. Può darsi che i cosiddetti fratelli siano fratellastri, cugini, parenti stretti, ma
non comunque fratelli nel senso in cui noi intendiamo tale espressione. Tutto ciò a dispetto della vasta
costellazione di testimonianze in cui si parla insistentemente dei fratelli di Gesù, tanto nel Nuovo
Testamento come fuori di esso. Addirittura un passo di Eusebio di Cesarea parla di un certo Giuda...
"...che era fratello carnale del Salvatore..." (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 19).
Perché l'evangelista Luca, parlando della nascita di Gesù a Betlemme, lo avrebbe definito
esplicitamente primogenito?
"Ora mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce
il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per
loro nell'albergo" (Lc 2, 6-7).
Anche il testo di Matteo porta la definizione "primogenito" ma, in verità, non ci è dato di poterla
leggere comunemente, perché i traduttori, molto disturbati da questa parola, la hanno eliminata. Infatti i
testi antichi del Vangelo di Matteo così recitano:
"...peperit filium suum primogenitum (= partorì il suo
figlio primogenito)" (Novum Testamentum Graece et Latine, Ist. Bibl. Pont., Roma 1933, Secundum Matthaeum 1, 25).
Volendo essere precisi dobbiamo riconoscere che il testo di Matteo, nel passo in questione, è
stato censurato non solo per quanto riguarda la parola primogenito, ma in una intera frase che porta implicazioni pesanti; questa è la versione latina completa:
"Et non cognoscebat eam donec peperit filium
suum primogenitum: et vocavit nomen eius Iesum" (idem);
mentre questa è la versione greca completa:
"kai oik eginosken auten eos oi eteken ton uion auton ton prototokon kai ekalesen to onoma autou
Iesoun" (Idem).
La traduzione corretta è:
"E non la conobbe [nel senso biblico di non ebbe con lei
rapporto coniugale] finché ella non ebbe partorito il suo figlio primogenito, e gli dette nome Gesù".
Ciò che leggiamo oggi, invece, appare così:
"...la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un
figlio, che egli chiamò Gesù" (Vangelo e Atti degli Apostoli, versione ufficiale della CEI, Ed. Paoline, Roma, 1982).
E' chiaro che i tagli e le modifiche non sono casuali. Che cosa hanno fatto i traduttori? Innanzitutto hanno arbitrariamente deciso che Giuseppe non ha
mai avuto rapporti coniugali con Maria, e non semplicemente finché ella non ebbe partorito Gesù;
inoltre hanno deciso che il termine "primogenito" era del tutto superfluo, dal momento che di sicuro non
esistevano altri figli. Allora, se noi osserviamo una sofisticazione del testo in tal senso, siamo ragionevolmente autorizzati
a pensare che potrebbe essere vero il contrario: Giuseppe avrebbe avuto rapporti coniugali
con Maria e avrebbe generato con lei numerosi figli.
4.3.2. I fratelli di Cristo.
Vediamo le testimonianze più comuni in cui si parla dei fratelli di Gesù. Soltanto nei Vangeli
abbiamo le seguenti:
1. "Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno
era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti
cercano»" (Mc 3, 31-32).
2. "Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte,
cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre ed i tuoi fratelli che vogliono
parlarti»" (Mt 7, 46-47).
3. "Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa
della folla: Gli fu annunciato: «Tua madre e i tuoi fratelli son qui fuori e desiderano vederti»" (Lc 8, 19-
20).
4. "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di
Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?" (Mc 6, 3).
5. "Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli
Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?" (Mt 13, 55).
6. "Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si
fermarono colà solo pochi giorni." (Gv 2,12).
7. "Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne; i suoi fratelli gli dissero: «Parti
di qui e và nella Giudea perchè anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai..." (Gv 7, 2).
8. "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria,
la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (At 1, 14).
9. "Solo tre anni dopo andai a Gerusalemme per conoscere Pietro e non vidi nessuno degli altri
apostoli, ad eccezione di Giacomo, il fratello del Signore..." (Gal 1, 18-19).
Poi abbiamo le citazioni extratestamentarie:
10. "Poi egli comparve a Giacomo, uno dei cosiddetti fratelli del Salvatore" (Eus. di Cesarea, Hist. Eccl. I,
12, 5).
11. "In quel tempo Giacomo, detto fratello del Signore, poiché anch'egli era chiamato figlio di
Giuseppe, e Giuseppe era padre del Cristo..." (Idem II, 1, 2).
12. "Giacomo, fratello del Signore, succedette all'amministrazione della Chiesa insieme con gli
apostoli..." (Ivi II, 23, 4).
13. "Della famiglia del Signore rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la
carne, i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di Davide" (Ivi III, 20, 1).
14. "...convocò una sessione del Sinedrio e vi fece comparire il fratello di Gesù detto Cristo che si
chiamava Giacomo" (Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, XX, 200).
Non mancano certo le testimonianze! Ad una di esse, in particolare, vogliamo fare riferimento,
alla penultima che abbiamo riportato: in essa Eusebio parla di una persecuzione che Domiziano
(imperatore dal 81 al 96 d.C.) avrebbe effettuato nei confronti dei discendenti di Davide, "poiché
anch'egli, come Erode, temeva la venuta di Cristo" (Eus. di Cesarea, Hist. Eccl., III, 20, 1). Nel corso di questa
persecuzione furono condotti, come prigionieri, al cospetto dell'imperatore, alcuni componenti della
famiglia di Gesù: i nipoti di Giuda (detto fratello suo secondo la carne), i quali erano accusati di attività
sovversive come discendenti della stirpe regale di Israele, cioé come combattenti messianisti. Il passo è
estremamente significativo, non solo perché testimonia l'esistenza di fratelli e nipoti di Cristo, ma perchè
denuncia l'esplicito coinvolgimento dei componenti di questa famiglia nella lotta messianica, così come
si sta evidenziando nelle varie fasi del nostro lavoro di indagine.
Insomma, non solo i fratelli di Cristo erano personaggi da censurare perché avrebbero messo in
discussione il presupposto della verginità di Maria, ma anche perché, visto il loro ruolo nella lotta
jahvista, avrebbero offerto una pericolosa connessione fra Cristo e le sette esseno-zelote.
Ed ecco che i famosi fratelli di cui tanto si parla vengono talvolta considerati come cugini,
ovverosia come figli di una sorella di Maria, anch'essa di nome Maria, detta "di Cleofa". A sostegno di
questa ipotesi si avanza il fatto che nella lingua aramaica esisteva un solo termine per indicare i fratelli
ed i cugini, ma la spiegazione non regge: il testo originale dei Vangeli non è aramaico, ma greco; il
termine usato è adelfos, che significa inequivocabilmente fratello e non cugino.
Altre volte, invece, si dice che i fratelli erano figli che Giuseppe avrebbe avuto da un suo
precedente matrimonio, ma questo dimostra che la dottrina neocristiana non sa come stiano le cose:
cerca, semplicemente, una spiegazione che le faccia comodo. Questa precedente moglie di Giuseppe
non poteva certo essere la cosiddetta Maria di Cleofa, sorella della madre di Gesù, sempre viva e vegeta
ai tempi in cui è ambientato il racconto evangelico. Come numerosi altri personaggi, la donna ha
qualcosa di misterioso. Che significa, infatti, "di Cleofa"? Moglie, o figlia di Cleofa?
Innanzitutto possiamo notare che il termine Cleofa è la forma italianizzata del nome Kleofas,
versione greca dell'egizio Cleopatra, il quale ci è noto come nome femminile, piuttosto che maschile. C'è
da dire che se Maria e Cleofa fossero, rispettivamente, la madre e il padre dei cugini di Cristo, come mai
questi sono stati definiti, a volte, figli di un certo Alfeo? E' il caso, per esempio, di Giacomo il minore,
detto Giacomo di Alfeo e, naturalmente, anche del fratello di costui: Giuda detto Taddeo. Insomma,
secondo l'interpretazione tradizionale, Maria e Cleofa (o Alfeo), sarebbero i genitori di quei Giacomo,
Giuseppe, Simone e Giuda, e anche delle sorelle, che troviamo nominati nelle precedenti citazioni.
Maria di Cleofa è fatta comparire dai Vangeli sinottici ai piedi della croce, durante l'agonia del
Cristo, con la definizione Maria di Giacomo e di Giuseppe nella quale, evidentemente, è sottinteso il
termine madre. E' strano, perché secondo i tre sinottici la madre di Gesù non ci sarebbe stata o,
almeno, non è nominata nell'elenco delle tre famose pie donne che avrebbero presenziato ai momenti
fondamentali della passione: la crocifissione, la deposizione, la sepoltura e la scoperta del sepolcro
vuoto. I Vangeli non sono d'accordo sulle identità di queste tre donne. Per Marco e per Matteo sarebbero
la Maria di cui stiamo parlando, Maria Maddalena e Salomè, madre dei figli di Zebedeo; per Luca
sarebbero la Maria di cui stiamo parlando, Maria Maddalena e Giovanna, la moglie di Chuza, il
sovrintendente di palazzo di Erode; per il quarto evangelista sarebbero Maria la Madre di Gesù, Maria di
Cleofa, definita sorella di sua madre, e Maria Maddalena. L'unico personaggio su cui sono tutti
d'accordo è quest'ultimo, Maria Maddalena, e su lei non abbiamo dubbi. E' sulla madre che c'è
confusione.
E' fin troppo evidente che gli evangelisti hanno giocato sulla identità di costei perchè, di fatto, c'è
qualcosa che non si doveva sapere: laddove compare solo la presunta zia di Cristo (Maria di Cleofa) il terzo posto è occupato da
Salomè o da Giovanna, mentre dove compaiono sia la zia che la madre (nel quarto Vangelo), non c'è un
terzo posto da occupare pertanto Salomè e Giovanna non sono nominate.
La soluzione del rebus è semplicissima: infatti non è vero che la madre di Cristo mancasse nella
drammatica circostanza, come si dovrebbe dedurre dai Vangeli sinottici; la madre c'era ed era proprio
quella che si definisce madre di Giacomo e di Giuseppe, in quanto, essendo costoro i fratelli di Cristo, la
donna era madre tanto dell'uno quanto degli altri. E' solo il quarto Vangelo che si permette di sdoppiare
esplicitamente il personaggio in due, facendo così comparire fianco a fianco le due presunte sorelle con
lo stesso nome.
Non ci si meravigli se si parla di sdoppiamento di persona, è un meccanismo messo in opera altre
volte nel corso della redazione evangelica, che riguarda numerosi fra i più importanti personaggi, come
vedremo nel prossimo paragrafo. Il quarto Vangelo lo effettua perché il suo redattore, o il revisore,
vuole definitivamente risolvere la spinosa questione della donna che c'è ma non c'è ai piedi della croce;
con questa soluzione ogni dilemma è superato: la mamma e la zia sono due persone distinte e nessuno
può più pensare che i fratelli di Cristo siano veramente i suoi fratelli di sangue.
Ma, come tante altre volte, noi abbiamo capito che è vero il contrario: i fratelli di Cristo erano
proprio i suoi fratelli di madre e di padre.
Quanti erano costoro? In tutto abbiamo potuto raccogliere quattro nomi maschili (Giacomo,
Giuseppe, Simone e Giuda) e un numero imprecisato di sorelle anonime (a cui le tarde tradizioni definite
apocrife danno i nomi poco attendibili di Assia e Lidia), ma alcuni manoscritti antichi aggiungono un
altro nome, Giovanni, del quale non si capisce bene se si affianca a quello di Giuseppe o si sostituisce ad
esso (Novum Testamentum Graece et Latine, Merck, Ist. Bibl. Pont., Roma 1933, pag. 46, nota 55).....